Il segretario generale aggiunto di Hezbollah, Sheikh Naim Qassem, ha annunciato il fallimento del complotto arabo-occidentale contro la Siria, fallimento provocato dall’unità del regime, dal sostegno popolare allo stesso e dalla debolezza dell’opposizione siriana.
La Siria ha potuto sconfiggere il complotto internazionale
Esprimendosi sull’attualità regionale nel corso di un incontro con una delegazione del sito di al-Manar, Sheik Qassem si è detto sicuro della tenuta del Presidente Assad e del popolo siriano di fronte alla crisi provocata dalle grandi potenze.
“L’opposizione armata non è riuscita a conseguire grandi successi territoriali, e i Paesi occidentali hanno fallito nel loro tentativo di rovesciare con la forza il regime di Assad. Nello stesso tempo il popolo ha votato in favore della nuova Costituzione. Tutto ciò ha consentito al regime siriano di fronteggiare questo grande complotto preparato fuori dalla Siria con l’obiettivo fondamentale di sradicare la volontà di resistenza della regione”, ha sottolineato Sheik Qassem.
Il Piano Annan: un grande successo
Per Sheikh Qassem il Piano di Kofi Annan rappresenta il passaggio a una fase completamente nuova. “Si tratta di cercare una soluzione politica, anziché di cercare di rovesciare il regime. Una soluzione politica che però richiede del tempo, ed è perciò possibile che l’opposizione – divisa al suo interno e con una lotta per il potere in atto fra i suoi dirigenti – non reagisca positivamente a tale Piano”.
Malgrado lo scacco subito, i Paesi arabi e quelli occidentali non desistono dal loro complotto Benché la soluzione politica guadagni terreno in Siria, il segretario generale aggiunto di Hezbollah non crede alla fine del complotto contro la Siria. “Ci si affida ora agli effetti dell’embargo economico e a qualche cambiamento nella regione che possa essere utilizzato per fare pressione sul regime. Il complotto contro la Siria non è terminato, ma ha dovuto scontrarsi con degli ostacoli che hanno fatto indietreggiare i complottisti. Un ritiro tattico in vista di nuove strategie”, ha precisato.
La lotta contro il traffico di armi attraverso la frontiera richiama le responsabilità dell’esercito libanese
A proposito del traffico di armi tra Libano e Siria Sheik Naim Qassem richiama l’attenzione sulla responsabilità totale dell’esercito libanese. “Hezbollah non ha responsabilità né nel mantenimento della sicurezza alla frontiera né nelle conseguenti operazioni di carattere militare”, ha ribadito, deplorando che alcuni partiti libanesi manifestino senza remore il loro desiderio di trasformare il Libano in luogo di passaggio per seminare il caos in Siria, e che forniscano di denaro e di armi i gruppi armati presenti in quel Paese.
Ostacoli che compromettono l’efficacia del governo libanese
In riferimento al Libano, Sheik Qassem si è espresso con franchezza sulle ragioni dell’inefficacia dell’azione del governo di cui Hezbollah fa parte. Egli ha argomentato che “la struttura politica del Paese – a cominciare dalle elezioni parlamentari, per continuare con la formazione del governo, la funzione legislativa ecc. – necessita sempre dell’accordo fra le varie parti politiche. Prendere decisioni diventa difficile per la presenza di molteplici posizioni confessionali, settarie, regionali e comunitarie, per non parlare degli interessi individuali. Hezbollah non ha le mani libere. È semmai partecipe di un gruppo di potere più vasto, e ogni cambiamento/miglioramento della situazione interna deve essere condiviso con le altre parti. Sfortunatamente vi sono alcuni che ostacolano – per dei calcoli che a loro risultano corretti – decisioni governative importanti”.
Il rapporto di Hezbollah con Hamas non cambia
Per quanto riguarda la posizione assunta dal movimento di resistenza Hamas nei confronti del regime siriano Sheikh Qassem ha assicurato che le relazioni fra Hezbollah e Hamas non cambiano.
“Questa relazione è fondata sulla comune lotta contro il nemico israeliano. Noi non interveniamo sulle posizioni assunte dalle parti con le quali siamo in contatto: quello che ci interessa è condividere degli aspetti essenziali e centrali”, ha rimarcato, ricordando che incontri e contatti con Hamas sono noti e pubblicamente documentati.
Quanto alle posizioni dei Fratelli Musulmani in Egitto o in altri Paesi della regione, Sheikh Qassem ha osservato che tali posizioni non sono ancora ben definite. “Non credo che la posizione di Hamas sia stata influenzata da quella dei Fratelli Musulmani. E’ troppo presto per giudicare la politica dei differenti movimenti che governano il mondo arabo”, ha concluso.