Bernard-Henri Lévy, affarista, scrittore alla moda e mediocre filosofo, crede di essere uno stratega politico o addirittura militare. Questa mosca cocchiera della diplomazia francese nel periodo della crisi libica ha dichiarato a Marsiglia, nel corso di un convegno su “La guerra d’Algeria… cinquant’anni dopo”: “L’Algeria non è né un paese arabo né un paese musulmano, ma è, sul piano culturale, un paese ebraico e francese”. Ed ha aggiunto che “l’Algeria conoscerà anch’essa una primavera araba”. BHL ci dichiara dunque, senza volerlo, quelloche già sapevamo bene, ossia che le rivolte arabe sono il frutto di cospirazioni straniere; sono una punizione collettiva inflitta ai paesiche non accettano i diktat israeliani. BHL ha anche detto, infatti, che “Le primavere arabe sono un bene per Israele”. BHL ha compiuto per bene la sua missione libica, contribuendo alla distruzione di quel poco di Stato che c’era in Libia ed all’arrivo in massa dei delinquenti internazionali di Al-Qaida. La Libia, grazie anche a BHL, è diventata la Somalia del Nordafrica, una minaccia per i suoi vicini, in particolare per il Mali. Questo paese povero e pacifico si trova attualmente in mezzo alla tempesta scatenata dai separatisti salafiti, che mirano all’instaurazione di un regime bigotto. Il Mali è sull’orlo dell’esplosione e della disgregazione e rischia di essere “sudanizzato”, grazie a Sarkozy ed alla sua diplomazia illuminata!
BHL ed Alain Juppé si sono accaniti per un anno intero, senza successo, contro la Siria, semplicemente per farla esplodere. Siccome la Francia conosce perfettamente le difficoltà delle comunità di quella regione a convivere armonicamente, avrebbe dovuto aiutare la Siria ad instaurare un dialogo con ogni movimento d’opposizione, al fine di stabilizzare il paese, anziché avviarlo sulla strada della “libicizzazione” o lasciare alla Russia di risolvere il problema.
Dico a BHL quello che avevo già detto a Juppé: l’Algeria replicherà ad ogni attacco proveniente dall’Occidente. Gli Algerini si difenderanno come hanno fatto in passato, a costo di provocare una terza guerra mondiale per porre fine all’arroganza e all’egemonia di Israele e di quei paesi, tra cui la Francia, che lo appoggeranno in questa folle avventura.
Il progetto sionista, che mira ad installare regimi islamisti nella regione araba per giustificare lo statuto dello Stato d’Israele, è votato all’insuccesso, perché le forze repubblicane dell’Algeria e della Tunisia sono coscienti di un tale pericolo e sapranno far fallire questo piano diabolico.
Israele farà di tutto per radicalizzare questi regimi e poterli poi accusare di terrorismo, al fine di giustificare il recupero del Sinai o di rivendicare Misurata in Libia. L’entità sionista vuol far esplodere la regione araba e creare degli emirati con le dimensioni del Qatar, per dominarli, sfruttarli e farne un grande mercato. Israele crea le condizioni per diffondere il terrore e i suoi diktat nella regione. Israele prepara la “guerra del gas”, che contrapporrà i propri incondizionati sostenitori statunitensi agli alleati della Siria (Russia, Cina, Iran…). Israele, nuova potenza tecnologica, militare ed energetica con riserve di gas che si aggirano intorno a 3.500 miliardi di metri cubi, tira le fila e spinge l’umanità verso una guerra geoeconomica e probabilmente militare dalle conseguenze incalcolabili. Il sionismo mondiale vuole ridisegnare la carta del mondo attraverso i tragitti del gas: alcuni paesi scompariranno per far posto a staterelli dipendenti dalle potenze egemoni. La primavera araba e le sue rivolte sono passate per questi tragitti.
In questa strategia egemonica, BHL svolge il ruolo di detonatore, per sgombrare il terreno in vista dell’aggressione e della distruzione. BHL si candiderà per il Premio Nobel per la Pace 2012, dopo i servizi che ha reso alle rivolte arabe ed africane?